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Ospedale, reparto di chirurgia, sala due: cari colleghi e care colleghe, siamo lieti di presentarvi oggi “sutur-robot”, la nuova macchina in grado di suturare in modo semi autonomo le ferite dei vostri pazienti, grazie ad una tecnica impeccabile che non ha nulla da invidiare ai migliori sarti della storia.
Suona forse ancora un po’ paradossale come attacco, ma il trend del futuro, come ci spiega Federico Gheza, nativo di Piamborno, è proprio quello dell’automatizzazione e della trasformazione digitale degli ospedali, sia dal lato infrastrutturale, che da quello della pratica clinica e chirurgica. Ma procediamo con ordine.


Chirurgo, ricercatore e coach per chirurghi: Federico, puoi raccontarci il tuo percorso formativo e professionale e di cosa ti occupi attualmente?
Sono nato e cresciuto a Piamborno, e ho conseguito il diploma qui in Valle Camonica, dopodiché mi sono iscritto alla facoltà di medicina dell’Università di Brescia. Una volta laureato ho intrapreso la via della specializzazione in chirurgia, percorso durante il quale ho avuto modo di viaggiare, prima a Strasburgo e poi a Chicago, entrando in contatto con la chirurgia robotica e con alcuni dei suoi principali pionieri. Da gennaio mi occupo del progetto di trasformazione digitale degli Spedali Civili di Brescia e contemporaneamente frequento un Master del MIT di Boston proprio su questo argomento.


Trasformazione digitale di un ospedale pubblico. Sembra complicato, puoi spiegarci di cosa tratta?
Premetto innanzitutto che la digitalizzazione è un processo diverso dall’informatizzazione: quando parlo di informatizzazione noto sempre una certa diffidenza all’interno dei contesti ospedalieri, proprio perché l’utilizzo di dispositivi informatici in ambito medico-sanitario è spesso finalizzato a facilitare il lavoro degli amministrativi più che quello dei clinici. La trasformazione digitale è tutt’altra cosa e ha come obiettivo la semplificazione del lavoro ospedaliero, oltre ad apportare una serie di vantaggi per i dipendenti e i pazienti stessi.


Nella pratica, quali sono i cambiamenti che il processo di trasformazione digitale comporta e quali saranno i benefici per le diverse parti interessate?
I primissimi passi da muovere vanno verso la direzione dell’ospedale paperless, della sostituzione del fax e del telefono con l'email e dell’introduzione di cartelle informatizzate. I pazienti potranno scambiare e ricevere informazioni con i medici da remoto, ancora prima dell’accesso in ospedale, possibilmente grazie anche all’utilizzo di dispositivi - penso per esempio agli orologi che misurano le pulsazioni o ai cerotti che monitorano la saturazione - che segnaleranno direttamente al medico curante la presenza di eventuali anomalie.


Tutto molto innovativo, ma non c’è il rischio che questi dispositivi, o i robot utilizzati nei reparti di chirurgia, non funzionino sempre in modo corretto?
In realtà, uno degli scopi della digitalizzazione è proprio quello di ridurre al minimo il cosiddetto “errore umano” in campo medico, l’errore che si commette banalmente per il solo fatto di essere umani, con le nostre debolezze e le nostre distrazioni, errore da cui non è esente neanche il miglior medico del mondo. Non stiamo parlando di sostituire il medico o il chirurgo in questione, ma di fornirgli alleati sempre più validi nella lotta alla malattia.

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